“Il furlan e altris lenghis minoritariis te aministrazion publiche”

da | Nov 13, 2021 | 0 commenti

Comuni  friulani fate come in Val d’Aosta: concorsi pubblici con prova in lingua locale e albo regionale dei segretari; per la scuola modello ladino con il friulano lingua veicolare.  Gli stimoli dal convegno “Il furlan e altris lenghis minoritariis te aministrazion publiche” organizzato da ACLiF.

Una prova di conoscenza del friulano per il personale dello Stato, come i Carabinieri che prestano servizio in Friuli. Concorsi pubblici con una parte del punteggio attribuito sulla base della conoscenza del friulano.

Non sono prospettive fantasiose ma condizioni già presenti per altre minoranze linguistiche in Italia come per i francesi della Val d’Aosta senza arrivare a forme di tutela ancora più stringenti come in Alto Adige dove i concorsi pubblici degli enti locali sono organizzati su base linguistica: una percentuale di posti solo per tedeschi, una solo per gli italiani e una solo per i ladini a seconda della composizione della popolazione del Comune o della Provincia. Una prospettiva non fine a se stessa ma per avere una pubblica amministrazione più vicina ai cittadini che vi fanno riferimento.

Il convegno “Il furlan e altris lenghis minoritariis te aministrazion publiche” organizzato venerdì 12 novembre da ACLiF, l’Assemblea della Comunità Linguistica Friulana, a Villa Russiz di Capriva del Friuli, ospiti del Comune guidato dal sindaco Daniele Sergon, ha messo a confronto, in presenza e in collegamento, amministratori pubblici di Friuli Venezia Giulia, Trentino, SudTirolo/AltoAdine e Valle d’Aosta per stimolare gli amministratori pubblici, quelli friulani in particolare, a promuovere l’utilizzo della lingua locale nei rapporti con i cittadini.

“In Friuli ci sono esperienze interessanti, come quelle del corpo di Polizia locale di Tolmezzo che risponde in friulano al telefono, ma serve una pianificazione di queste iniziative per renderle organiche. Ad esempio ARLeF ha appena emesso un bando per la cartellonistica e i Comuni aderenti sono circa 130 e coincidono con quelli aderenti ad ACLiF” ha detto durante i lavori il presidente dell’ Agenzia per la lingua friulana Eros Cisilino.

LADINI

Giuseppe Detomas, Procuratore del Comun general di Fascia, unica realtà sovracomunale riconosciuta con legge di rango costituzionale nel 2006, che unisce 6 Comuni ladini della Val di Fassa e dà servizi scolastici, ambientali, urbanistici e culturali  ha parlato della discrepanza tra le norme di tutela e la loro applicazione tant’è che i ladini sono ancora in attesa di una carta di identità bilingue, per cui l’impegno deve essere continuo.

ALTOATESINI

Magdalena Amhof, Presidente della Commissione Affari Istituzionali della provincia di Bolzano ha ricordato i pilastri della tutela della popolazione tedesca in Alto Adige che partono dal censimento in cui i maggiorenni, anche gli immigrati o i neoresidenti,  devono dichiarare la loro appartenenza ad un gruppo linguistico (italiano, tedesco e ladino) e su quella base si assume personale nelle pubbliche amministrazioni e si danno servizi. Un sistema certo rigido e sempre oggetto di dibattito – ha riconosciuto Amhof – ma che fino ad oggi è riuscito a mantenere la pacifica collaborazione tra le diverse componenti della società altoatesina.

VALDOSTANI

Luciano Caveri, già europarlamentare e sottosegretario con delega alle minoranze linguistiche, ha spronato gli amministratori friulani a creare, come in Val d’Aosta, un albo regionale dei segretari comunali, cosa fattibile perché le due regioni hanno autonomia nell’organizzazione degli enti locali e si potrebbero fare concorsi pubblici con priorità per chi conosce il friulano.

SLOVENI

Venendo a casa nostra Erika Hrovatin, titolare di Posizione Organizzativa dell’ Ufficio centrale per la lingua slovena, creato dalla Regione nel 2015, ha ricordato che ad esso fanno riferimento 32 enti tra Comuni, Aziende Sanitarie e Camere di Commercio e che in 6 Comuni della Regione c’è il bilinguismo perfetto dove tutti gli sono redatti in sloveno e in italiano. L’Ufficio offre servizi di interpretariato, studio e consulenza e dal 2018 è il riferimento della rete tra enti che permette loro di accedere a fondi ulteriori per l’uso dello sloveno: una esperienza che sta consentendo  ai Comuni con minoranza slovena di sentirsi più uniti – ha spiegato Hrovatin.

FRIULANI

Le prospettive per l’utilizzo del friulano nella pubblica amministrazione sono state illustrate da Enrico Torresin dell’ARleF che ha dipanato i 3 progetti obiettivo previsti dal nuovo Piano di Politica Linguistica per il friulano di recente approvato e a cui ha fatto riferimento anche l’assessore regionale alle lingue minoritarie Pierpaolo Roberti che ha portato un saluto registrato perché impegnato nei lavori della Conferenza regionale per la lingua slovena: Roberti ha ricordato che la specialità regionale si fonda unicamente ormai sulla presenza di minoranze linguistiche che occorre tutelare e promuovere; per questo la Regione ha varato il Piano regionale per il friulano che prevede interventi per 5 milioni all’anno per i prossimi 5 anni, andando oltre la fine di questa legislatura.

I 3 progetti obiettivo del Piano di politica linguistica per il friulano per  la pubblica amministrazione riguardano: le segnaletiche stradali e per gli uffici, la formazione del personale per la conoscenza della lingua e dei diritti linguistici e i servizi per i siti internet ed altre tecnologie. A questo proposito il presidente di ACLiF Markus Maurmair ha ricordato che l’Assemblea ha realizzato un risponditore automatico italiano/friulano messo a disposizione dei Comuni e che ha già avuto 14 sottoscrizioni da parte di amministrazioni locali, prossimamente – ha aggiunto Maurmair – ACLiF produrrà un vessillo di appartenenza all’Assemblea che potrà essere usato dai sindaci nelle manifestazioni ufficiali.

L’intervento finale del convegno è stato quello del Presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Piero Mauro Zanin che ha richiamato l’importanza della tutela delle minoranze linguistiche anche da un punto di vista della promozione del territorio e della sviluppo intellettivo perché la conoscenza di più lingue amplia le capacità cognitive. Per i friulani – ha dettp Zanin – potrebbe andare bene un modello come quello della scuola ladina che prevede almeno alle elementari di usare in alternanza italiano e ladino come lingua veicolare di insegnamento.

“E’ stato un incontro molto operativo, con poca teoria e molti stimoli” ha commentato alla fine Alessandra Vanone del direttivo ACLiF che ha condotto i lavori insieme al presidente Maurmair. “Abbiamo avuto la conferma  che dobbiamo stimolare la domanda di diritti linguistici da parte dei cittadini mantenendo la barra sulla tutela del friulano nell’attività della pubblica amministrazione senza esitazioni e tentennamenti comprendendo che possiamo dare un contributo determinante nella salvaguardia della nostra autonomia come Regione da cui derivano tante opportunità per i nostri cittadini. Il convegno ha messo in luce peculiarità e contesti da imitare come nel caso dell’albo regionale dei Segretari Comunali o la gestione diretta della scuola” ha concluso Maurmair ricordando che il prossimo appuntamento di ACLiF sarà un corso sui diritti linguistici per amministratori e personale degli enti locali.